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7 consigli per svolgere una lezione efficace

Nel mese di luglio di quest’anno ho “compiuto” 20 anni.
20 anni di attività come consulente, formatore e coach.
20 anni passati a studiare e insegnare i metodi più efficaci per fare il docente, il tutor o il coordinatore nei corsi di formazione, con gruppi anche molto diversi tra loro.

Questo, quindi, per me è un anno di bilanci: nei giorni scorsi mi sono perciò chiesto cosa ho imparato, quali “segreti” del mestiere ho acquisito e cosa dovrei ancora apprendere per svolgere al meglio la mia appassionante professione.

Formazione per formatori

 

E’ nata così la voglia di condividere alcune delle considerazioni emerse da questo bilancio: li ho riassunti in 7 consigli che spero possano servire a tutti coloro che già lavorano o hanno deciso di lavorare spendendo in aula la loro esperienza professionale come docenti.

Cosa dovresti fare dunque se, come docente, tu intendessi migliorare l’efficacia della tua lezione?

  1. Seleziona le informazioni

In media, il tempo dedicato alla formazione in aula è sempre più breve. L’esigenza di persone e aziende è di mettere in pratica tutto e al più presto ciò di cui si parla in aula. Dunque, un buon corso unisce la teoria (il minimo indispensabile) con la pratica, dedicando alla parte attiva la maggior parte del tempo in aula.

  1. Usa il “SEDaMo” (Storie, Esempi, Dati, Modelli)

Un rapporto chiaro e convincente fra docente e allievi dovrebbe dare spazio a storie, esempi, dati e teoria (modelli):

  • Storie, metafore, aneddoti, casi di vita vissuta aiutano a semplificare concetti complessi, ad immedesimarsi in una situazione o a sognare
  • Gli esempi aiutano a capire meglio come funzionano le cose
  • I dati convincono perché danno concretezza
  • Spiegare i modelli di interpretazione della realtà aiutano chi partecipa ad un corso ad avere chiavi di lettura diverse da quelle che già possiede ed usa

 

  1. Coinvolgi il gruppo, con domande e/o provocazioni

Probabilmente ti è capitato di osservare come contenuti presentati sempre nello stesso modo, per quanto interessanti, comportino dopo un po’ un calo di attenzione da parte dei partecipanti al corso.
Come mai questo accade?
Semplicemente perché le persone si abituano e tendono ad essere meno attente perché cala la tensione legata al “nuovo”.
Domande e provocazioni (le citazioni, ad esempio, sono perfette per stimolare le reazioni dei discenti) servono proprio a dare il senso dell’inatteso, della novità alla tua docenza e, quindi, a renderla più interessante per chi ti ascolta.
In più, domande e provocazioni implicano delle risposte e, quindi, favoriscono l’interazione tra docente e allievi, stimolando in questo modo l’apprendimento attivo.

  1. Costruisci la lezione “in diretta”, secondo gli stimoli forniti dai partecipanti

Claudia Piccardo, docente e consulente dell’area Organizzazione e risorse umane dell’ISTUD, in un suo articolo intitolato “La lezione”[1], distingue 3 modi di fare lezione:

  • La lezione frontale nella quale il docente ha quasi il ruolo di un attore che recita di fronte alla platea, seguendo un “copione già scritto”.
  • La lezione attiva  basata sul modello di apprendimento proposto da Socrate, cioè sul dialogo tra docente e allievo/i.
  • La lezione riflessiva, ideale per “ricucire” i pezzi di sapere rimasti dispersi durante lo svolgimento del programma formativo (ad esempio, rispondere a domande rimaste aperte, dare un senso alle difficoltà ed ai dubbi sorti durante le attività in aula, riassumere gli sviluppi del gruppo e i principi base del corso, …)

Rispetto alla tradizionale lezione frontale, le lezioni attive e riflessive richiedono una maggiore presenza da parte del docente ma hanno l’indubbio vantaggio di essere più coinvolgenti ed efficaci, soprattutto perché danno spazio e valore a quanto prodotto e appreso dai partecipanti.

  1. Usa l’umorismo per sorprendere e divertire

“Per imparare bisogna faticare”: questo era il motto di una vecchia concezione dell’apprendimento basata sulla serietà e sulla sofferenza.

Oggi, invece, sappiamo che il divertimento, l’empatia e le emozioni aiutano ad apprendere. E aumentano il gradimento di un corso e l’entusiasmo dei partecipanti.

  1. Usa la strumentazione disponibile con intelligenza 

Lavagna a fogli mobili, videoproiettore e slides, pc, film e fiction, cartoni animati: ogni strumento ha dei vantaggi, ma anche svantaggi.
Prima di introdurre un nuovo strumento nella tua docenza, considera come dovresti usarlo e quale effetto vorresti ottenere. E, soprattutto, provalo in modo da poterlo usare con fluidità, una volta iniziato il corso.
Tieni anche presente che usarli non è obbligatorio: in alcuni casi, anzi, stabilire una relazione coi partecipanti “non mediata” da questi strumenti e parlare liberamente (ovviamente con una traccia scritta o mentale) rappresenta un punto di forza e dona un carattere distintivo alla tua docenza. Quando tutti usano gli “effetti speciali”, alla fine, si distingue chi non lo fa.

  1. Tieni conto della curva di attenzione

L’attenzione che le persone dedicano ad un certo compito varia in funzione del tempo dedicato alla specifica attività.
Quindi, anche il livello di apprendimento varia in funzione di quanto dura una docenza. Questo livello varia da persona a persona ma, in generale, prevedi almeno una pausa a metà mattina o pomeriggio e, soprattutto, dei cambi di ritmo ogni 45-60 minuti (ad esempio con un’esercitazione o un breve gioco didattico o un momento di interazione tra docente e partecipanti): una strategia che servirà a mantenere alta l’attenzione per tutta la durata del corso.

Frutto di anni di esperienza, sia come allievo (ho avuto la fortuna di formarmi con dei grandissimi maestri) che come docente, questi 7 consigli potrebbero esserti davvero molto utili per progettare e realizzare un’ottima lezione, capace di coinvolgere e tenere vivo l’interesse dei partecipanti e di aiutarli ad apprendere con leggerezza.

Sei pronto per applicarli?
Fammi sapere quale riscontro hanno in aula, per favore.
Ti saluto augurandoti buon lavoro e…buon divertimento!

Massimo Fancellu

 

[1] Articolo pubblicato su FOR – Rivista AIF per la Formazione n. 13-14, ottobre 1991