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Perché su Facebook, a volte, è meglio non esserci…

 

“Seguici su Facebook” (e, magari, su Pinterest, Twitter, ecc..): il nuovo diktat con cui, ogni giorno, buona parte delle aziende commerciali – dai grandi brand alle microscopiche imprese locali – ci invita a dedicar loro la nostra attenzione sui canali social.
Avere una fan page, infatti, è diventato per molti il nuovo must, guai a non esserci!
Ho sempre nutrito forti perplessità, però, sul significato che danno molte aziende a questa loro presenza.
In molti casi, l’unica velleità è quella di esserci e di poter far vanto – anche a costo di comprarli! – di un elevato numero di fan; questo senza preoccuparsi di verificare, più di che cosa abbiamo noi da dire, cosa vogliono sentire e dire gli utenti. 
Perplessità che ho trovato confermate, pochissimi giorni or sono, leggendo proprio su Facebook l’articolo “7 ragioni per cui Facebook, Twitter, Pinterest (e gli altri) non funzionano per il tuo brand“.

Il caso ha voluto poi che, sempre in questi giorni, ho potuto sperimentare in prima persona i rischi di questo modo autoreferenziale e davvero poco social di esserci: rischio che nel mio caso concreto si è tradotto, per l’azienda in questione, nel perdere il guadagno immediato derivante dalla spesa in pizzeria di una quarantina di persone e, soprattutto, in un potenziale, pericoloso passaparola negativo.
Il caso in questione è molto semplice: insieme a tutti gli altri genitori, decidiamo di organizzare una serata in pizzeria per festeggiare la chiusura dell’anno scolastico dei nostri bimbetti.
Si pone una scelta: ritornare in Via Milano 26, locale dove ci siam trovati bene l’anno prima o cercarne un altro, sempre con spazio all’aperto, per far scorrazzare le piccole pesti in libertà, fra un trancio di pizza e l’altro? 
Qualcuno propone il nome anche di un’altra pizzeria che potrebbe fare al caso nostro: potremmo, in questo caso, beneficiare di un’interessante promozione per i gruppi valida per tutto giugno. 
Peccato, però, che noi potremmo andarci non prima del 1 luglio: e se, facendo un’eccezione, i titolari volessero estendere la promozione anche a qualche giorno più in là?
Non ci resta che chiederglielo!
Bene, visto che Facebook è riconosciuto come l’ambiente di conversazione privilegiato fra aziende e fan, e considerato che sono, per l’appunto, già fan di questa seconda pizzeria, decido che la cosa migliore sia far lor una richiesta scrivendo, giovedì 21 giugno, questo messaggio:
Salve, ho visto la locandina con la vostra offerta pizza a 4 euro per giugno: potreste applicare la stessa promozione per domenica 1 luglio?
Siamo un gruppo di genitori e bambini di una scuola materna e questa informazione ci sarebbe utile per valutare meglio in quale locale fare la nostra pizzata di fine anno.
Grazie.”

Oggi siamo alla mattina di martedì 26 e – in cinque giorni – non ho ricevuto (nè penso, ormai di ricevere) alcuna risposta alla mia domanda.
La pizzeria in questione, nel frattempo, continua a pubblicare i post con le sue offerte e questo mi porta a chiedermi: cosa intende per “social” chi gestisce la pagina? Ha idea delle possibili ripercussioni sulla loro immagine di tanti piccoli episodi come questo appena descritto?
Capisce che avere a che fare con un cliente significa prestargli attenzione, indipendentemente dal fatto che puoi esaudire o meno la sua richiesta?

Spero che i titolari/amministratori della fan page riescano a darsi in tempi rapidi una risposta: ne va del loro buon nome, del loro business e della qualità di relazione con le persone.
Nel mentre, la nostra scolaresca, fedele al motto “Per quest’anno non cambiare, stesso locale, stessa pizza”, si ritroverà sempre in Via Milano 26 per far festa in allegria.