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L’ubriaco e le buone samaritane, ovvero come “aiutare” l’altro a persistere in comportamenti sbagliati

Quando sono in viaggio e ho tempo libero, spesso mi fermo ad osservare cosa succede intorno: cosa fanno le persone, come interagiscono fra loro, da quali indizi posso capire cosa faranno e, soprattutto, quali risultati otterranno con i loro comportamenti.

Per questo motivo, mentre pranzavo in un bar in attesa di entrare in aula a tenere un corso, ho deciso di osservare bene la triste situazione che mi si è presentata davanti dentro al locale.
Un tipico esempio di errore di chi ha deciso di interpretare il ruolo di “benefattore a tutti i costi”; un modo assai efficace, però, per convincere l’altra persona a persistere nel comportamento dannoso, piuttosto che aiutarlo a desistere. 

Al banco del bar, appunto, un uomo continuava a richiedere e bere alcolici, nonostante fosse già visibilmente ubriaco.
Che fosse un alcolista si capiva dal suo grado di confidenza col gestore del bar e da alcune battute degli avventori, da cui era ben conosciuto.
L’uomo non era da solo: con lui, moglie e mamma cercavano di “distrarlo” dalla sua dipendenza spronandolo alle chiacchiere, nel mentre che loro si tenevano occupate a bere, in sua vece, i bicchierini di rum portati dal barman.
Quale immaginate sia stato il risultato?
Uscire alticci in tre dal bar: l’ubriaco cronico e la coppia di “buone samaritane”.
Infatti, per mettere in pratica questa “strategia di aiuto” era necessario bere, per arginare l’incessante richiesta di altro alcool dell’uomo.

C’è qualche insegnamento che si può trarre da questo esempio?
Chi conosce gli schemi di comportamento umano sa bene che la strategia adottata dalle due donne aveva l’effetto di rinforzare la tendenza al bere dell’alcolista, piuttosto che di eliminarla: una strategia non solo inefficace, ma anche controproducente.
Ecco perchè, in casi come questi, è molto più utile cambiare gli schemi che non funzionano, anzichè confermarli.

Cosa avrebbero potuto fare di diverso, le due donne? 
Prima di dare ricette, serve sempre sapere cosa è già stato fatto; serve, cioè, conoscere meglio il caso.
Chi conosce il “problem solving strategico”, infatti, sa che analizzare le “tentate soluzioni” ci aiuta a non ripetere gli errori già fatti (e questo è già un buon inizio).
Sicuramente, comunque, visti i risultati, le due donne non avrebbero dovuto continuare a bere con lo spirito di “salvare” il loro congiunto.

Al di là del grave caso citato, individuare al più presto quali strategie perseguire e quali evitare è utile per non ricadere nell’errore e trovare soluzioni valide. 
Infatti, ogni volta che ci troviamo a gestire relazioni o situazioni dannose, che minano il nostro benessere, è bene chiedersi subito quali “comportamenti di rinforzo” (che radicano ancora di più la condizione negativa) stiamo mettendo in atto. Perchè, di sicuro, un comportamento errato esiste…
Alcuni esempi:
 

  • Tuo figlio che fa i capricci, e più tu ti ostini a replicare, più lui continua…
  • Il tuo collaboratore che continua ad arrivare in ritardo, e più tu gli sbraiti addosso, più lui persiste nel ritardo…
  • Tuo marito o tua moglie che evita il dialogo chiudendosi in sè, e più tu fai domande più il tuo compagno si ritrae…

Tutti possibili fatti da cui partire.
Sapendo bene che prima di poter cambiare gli altri, è necessario accettare l’idea che dobbiamo prima imparare a cambiare noi stessi.