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Imparare dalla crisi

Lo scorso venerdì 8 giugno, il Lions Club International ha organizzato a Cagliari il suo consueto convegno annuale, dal titolo: “Lavoro: il coraggio di cambiare“. 
Al convegno erano presenti, oltre ai soci del Lions Club, anche diversi rappresentanti di aziende e di altre istituzioni pubbliche e private.
In qualità di presidente della delegazione sarda dell’Associazione Italiana Formatori, sono stato invitato a svolgere uno degli interventi programmati, del quale pubblico l’abstract.
Ringrazio il Lions Club e il dottor Guido Cogotti, l’organizzatore del convegno, per l’ospitalità e per l’ottima riuscita dell’evento.

Durante questo incontro, ho sentito spesso la parola “crisi”, della quale vorrei ricordare l’etimologia: “Momento di transizione da una situazione ad un’altra” (si spera, migliore della prima). 

In questo momento di transizione, quindi , diventa importante imparare, e imparare in fretta. 
Ma cosa significa oggi imparare? 
Imparare oggi significa fondamentalmente tre cose: conoscere, inventare il futuro e realizzare il futuro.

 

Conoscere
E’ diverso dal sapere, è meno intellettuale e più operativo, meno statico; per conoscere bisogna osservare, ma anche toccare, assaporare, annusare, ascoltare, … e solo dopo fare sintesi.
Ci sono persone che possono insegnarci il sapere (ciò che già è) ma pochi, forse nessuno può insegnarci a conoscere ciò che è in divenire e che cambia continuamente.
Per conoscere qualcosa che è in evoluzione servono il confronto (e quindi l’apertura) e la condivisione; servono persone che sappiano confrontarsi da pari a pari, non servono luminari e non servono guru.
Servono meno lezioni e più voglia di mettersi in gioco.
Serve avere il coraggio di cambiare le carte in tavola, mettendo in discussione e sfidando i paradigmi attuali e il significato stesso delle parole.
Ad esempio, per anni siamo stati abituati a misurare il successo e la prosperità dei nostri territori con la crescita economica: ma cosa succede se allarghiamo il significato della parola prosperità per comprendere altri ulteriori significati? E quali significati dovremmo comprendere? Mantenimento, conservazione e incremento delle risorse naturali? Benessere personale e organizzativo? Ricchezza delle relazioni? Solidarietà? Felicità? …

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Inventare il futuro
Nelle organizzazioni di ieri e nella vita di ieri, il futuro veniva previsto e sulla base delle previsioni ci adattavamo.
Era una sicurezza, ma anche una barriera cognitiva. Adesso siamo più consapevoli che ciò che siamo oggi dipende dalle nostre scelte di ieri e che il nostro domani dipende dalle nostre scelte di oggi.
Per inventare il domani, ci serve decidere cosa è davvero importante, cosa è superfluo e cosa è dannoso.
Ci serve anche stabilire (qui ci vuole ancora più coraggio), decidere, cioè negoziare insieme verso quale futuro desiderabile procedere, quali valori difendere e quali sono le scelte da fare per arrivare a questo futuro.

Realizzare il futuro
Ormai è dimostrato anche dalle neuroscienze che sapere dove vogliamo arrivare ci facilita enormemente nel percorso. Ma, in generale, per realizzare il futuro occorrono competenze.
Alcune di queste competenze esistono, ma altre le dovremo inventare o riscoprire.
Il baratto, ad esempio, è una competenza nuova o è un istinto che abbiamo lasciato nel cassetto e che dovremmo recuperare? Per realizzare il futuro, occorre capire quali competenze ci servono e, tra queste, quali serve inventare, quali mettere nel cassetto e quali ritrovare con piacere, magari per trasformarle (ad esempio, come si fa a vivere l’affettività con persone con le quali ci si incontra solo in rete? Come si fa a vivere l’esperienza del baratto dando un valore economico alle cose, approccio in apparenza lontano dall’idea del baratto?).
Per realizzare il futuro occorrono i protagonisti del futuro, che però riescono a vivere solo il tempo presente (internet, videogiochi, tv….).
Quale competenza serve per dare speranza nel futuro a chi il futuro non lo vede?
Probabilmente, la logica da ribaltare è quella che vede la saggezza negli anziani o negli adulti: possiamo essere saggi e avere costruito un mondo come questo?!
Forse, servirebbe chiedere anche ai giovani e, addirittura, ai bambini quale mondo vorrebbero in futuro, dato che glielo dobbiamo consegnare…
Per fare questo, ci vuole il coraggio di pensare in modo ecologico, rispettare sé stessi (chi siamo e chi vogliamo essere), il proprio ambiente sociale (quali valori, emozioni, azioni porto nella mia famiglia, nel mio ambiente di lavoro, nel mio gruppo di amici, …) e il proprio territorio (ambiente, economia, …).

I formatori e, in particolare, i formatori sardi negli ultimi anni hanno sicuramente migliorato le loro competenze, mettendole al passo con gli standard più alti e, quindi, hanno la voglia e anche la capacità di aiutare chi, tra le imprese e le istituzioni, decide di raccogliere questa meravigliosa (anche se faticosa) sfida verso il miglioramento.

Massimo Fancellu